Crittografia

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L’uso di codici e cifrari per garantire la segretezza di comunicazioni particolarmente delicate è forse vecchio quanto il linguaggio. Una delle tecniche più antiche, in uso già nel V sec. a. C., consisteva nello scrivere i testi che si volevano mantenere segreti in verticale su un nastro di cuoio avvolto attorno a un bastone; una volta srotolato, il nastro poteva essere letto solo da chi avesse disposto di un bastone di dimensioni identiche al primo.
Nel corso dei secoli, le tecniche di c. si sono moltiplicate e perfezionate. Codici segreti, dischi numerati, maschere, cifrari meccanici hanno fatto la loro comparsa a ogni tappa della nostra storia. Così nel corso della seconda guerra mondiale, le comunicazioni della marina tedesca erano cifrate utilizzando una macchina assai sofisticata, denominata Enigma. L’ideazione da parte del logico inglese Alan Turing, uno dei padri dell’informatica moderna, di una macchina in grado di decifrare i messaggi di Enigma contribuì in maniera forse decisiva a rovesciare a favore degli alleati le sorti del conflitto.
Nell’era dei computer e del digitale la c. non ha affatto perso la sua importanza. Anzi, il suo ruolo è forse ancora maggiore. A essere criptografati, infatti, non sono solo testi scritti, ma anche suoni e immagini. Sia i testi, sia i suoni, sia le immagini sono infatti gestiti dal computer in formato digitale, sotto forma di lunghe catene di 0 e 1 che possono essere ‘rimescolate’ con l’aiuto di un programma di cifratura, in modo da renderne impossibile la decodifica a chi non disponga della ‘chiave’ opportuna.
Diventa allora possibile spedire in maniera ‘sicura’, ad esempio, i dati della nostra carta di credito al momento di fare un acquisto via Internet, o spedire attraverso un sistema di cifratura denominato PGP, Pretty Good Privacy, messaggi di posta elettronica che non possano essere decifrati da occhi o microchip indiscreti, o ancora, trasmettere programmi radio e televisivi che possano essere ricevuti solo da chi disponga di una apposita scheda contenente, in formato elettronico, la chiave del codice usato.
Questi pochi esempi mostrano che la c. può aiutare in due settori fondamentali allo sviluppo dei nuovi media: da un lato la garanzia della privacy, e dall’altro la possibilità di ‘offrire’ trasmissioni, dati e informazioni, attraverso la vendita della chiave necessaria a decifrarli. Inoltre, sistemi di cifratura sono alla base della sicurezza della cosiddetta moneta elettronica, che si avvia in molti casi a sostituire le familiari monete e banconote ‘fisiche’.
Per garantire lo svolgimento di queste operazioni, i sistemi di cifratura devono essere evidentemente molto sicuri. I più recenti sono basati su una doppia chiave numerica: una pubblica, che chiunque può usare per spedirci un messaggio, e una privata, che useremo solo noi per leggerlo. Il meccanismo funziona in maniera tale da garantire che una volta codificato con la chiave pubblica, il messaggio non possa più essere decifrato neanche da chi l’ha scritto: solo chi dispone della corrispondente chiave privata può rimetterlo in chiaro. La firma digitale, della quale tanto si parla, corrisponde proprio alla chiave privata della quale ciascuno di noi disporrà per ‘firmare’ (e per leggere) i messaggi scambiati con la pubblica amministrazione: documenti, certificati e così via.
Nella pay-Tv la c. consente di inviare il segnale ai soli abbonati.

R. Mastroianni

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Come citare questa voce
Mastroianni Roberto , Crittografia, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (20/04/2024).
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