Grounded theory
- Testo
- Bibliografia4
- Voci correlate
Autore: M. Britto Berchmans
La g.t. (teoria situata) è un metodo di ricerca qualitativa proposto negli anni Sessanta (Glaser e Strass, 1967) che impiega un insieme sistematico di procedure attraverso cui sviluppare una teoria di tipo induttivo riguardo a un dato fenomeno. I risultati della ricerca danno vita a una formulazione teorica della realtà in esame piuttosto che a un insieme di numeri o a un gruppo di tematiche vagamente correlate.
Mentre il tradizionale approccio positivistico si basa sulla deduzione per costruire una teoria, la g.t. ricorre all’induzione analitica. Lo scopo di quest’ultima è di giungere a un insieme sistematico di proporzioni di applicabilità universale attraverso le revisione progressiva delle ipotesi di ricerca suggerite o smentite dai dati che sono via via raccolti.
Nel manuale di Jensen e Jankowski (1991) vengono descritte le quattro fasi che il ricercatore deve seguire:
nella fase esplorativa egli estrapola alcuni concetti preliminari del materiale raccolto;
la fase successiva, detta fase di definizione, implica la costruzione delle variabili basate su questi concetti preliminari; la difficile formulazione del nocciolo della teoria avviene nel corso della terza fase, detta fase di riduzione;
la fase finale, definita fase di integrazione, esplicita le relazioni esistenti tra i vari concetti e ne fa la verifica sulla base dei dati raccolti.
Il processo completo di ricerca implica la ripetizione del ciclo di riflessione, osservazione e analisi per ciascuna di queste quattro fasi fino a quando tutti i dati sono esauriti.
I ricercatori della g.t. impiegano tre tipi di codifica per scomporre analiticamente i dati qualitativi, concettualizzarli e sintetizzarli in nuovi modi. Essi sono: la codifica aperta, la codifica assiale e la codifica selettiva.
Nel corso della codifica aperta, il ricercatore scompone i dati in piccole unità di significato e a ciascuna attribuisce un’etichetta concettuale. Mano a mano che l’analisi va avanti, le unità che mostrano proprietà o attributi similari sono raggruppate in categorie e sotto-categorie. Ogni nuovo caso viene scrupolosamente confrontato con i casi precedenti già classificati, dopo di che si decide se esso possa essere inserito in una categoria già esistente o se invece occorra crearne una nuova. In questo modo le definizioni concettuali diventano sempre più complete e precise.
Con la codifica assiale attraverso un continuo confronto tra i dati e la cornice concettuale in via di sviluppo il ricercatore scopre i rapporti esistenti tra le categorie discrete e costruisce una rete concettuale sistematicamente integrata.
Nella codifica selettiva il ricercatore esamina con cura tutti i dati disponibili per giungere a una teoria ben integrata, in grado, cioè, di riflettere la vita reale dei soggetti presi in esame.
Della g.t. viene apprezzato oltre all’analitica messa a punto delle varie fasi della ricerca la decisa affermazione dell’importanza di una teoria interpretativa dei fenomeni; riserve sono state invece avanzate sia sui rischi di uno studio estremamente analitico non guidato da ipotesi ben definite e messe a confronto con gli studi precedenti, sia sulla eccessiva complessità del metodo (è una procedura spesso citata, assai meno applicata).
Mentre il tradizionale approccio positivistico si basa sulla deduzione per costruire una teoria, la g.t. ricorre all’induzione analitica. Lo scopo di quest’ultima è di giungere a un insieme sistematico di proporzioni di applicabilità universale attraverso le revisione progressiva delle ipotesi di ricerca suggerite o smentite dai dati che sono via via raccolti.
Nel manuale di Jensen e Jankowski (1991) vengono descritte le quattro fasi che il ricercatore deve seguire:
nella fase esplorativa egli estrapola alcuni concetti preliminari del materiale raccolto;
la fase successiva, detta fase di definizione, implica la costruzione delle variabili basate su questi concetti preliminari; la difficile formulazione del nocciolo della teoria avviene nel corso della terza fase, detta fase di riduzione;
la fase finale, definita fase di integrazione, esplicita le relazioni esistenti tra i vari concetti e ne fa la verifica sulla base dei dati raccolti.
Il processo completo di ricerca implica la ripetizione del ciclo di riflessione, osservazione e analisi per ciascuna di queste quattro fasi fino a quando tutti i dati sono esauriti.
I ricercatori della g.t. impiegano tre tipi di codifica per scomporre analiticamente i dati qualitativi, concettualizzarli e sintetizzarli in nuovi modi. Essi sono: la codifica aperta, la codifica assiale e la codifica selettiva.
Nel corso della codifica aperta, il ricercatore scompone i dati in piccole unità di significato e a ciascuna attribuisce un’etichetta concettuale. Mano a mano che l’analisi va avanti, le unità che mostrano proprietà o attributi similari sono raggruppate in categorie e sotto-categorie. Ogni nuovo caso viene scrupolosamente confrontato con i casi precedenti già classificati, dopo di che si decide se esso possa essere inserito in una categoria già esistente o se invece occorra crearne una nuova. In questo modo le definizioni concettuali diventano sempre più complete e precise.
Con la codifica assiale attraverso un continuo confronto tra i dati e la cornice concettuale in via di sviluppo il ricercatore scopre i rapporti esistenti tra le categorie discrete e costruisce una rete concettuale sistematicamente integrata.
Nella codifica selettiva il ricercatore esamina con cura tutti i dati disponibili per giungere a una teoria ben integrata, in grado, cioè, di riflettere la vita reale dei soggetti presi in esame.
Della g.t. viene apprezzato oltre all’analitica messa a punto delle varie fasi della ricerca la decisa affermazione dell’importanza di una teoria interpretativa dei fenomeni; riserve sono state invece avanzate sia sui rischi di uno studio estremamente analitico non guidato da ipotesi ben definite e messe a confronto con gli studi precedenti, sia sulla eccessiva complessità del metodo (è una procedura spesso citata, assai meno applicata).
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Bibliografia
- CIPOLLA Costantino - DE LILLO Antonio (edd.), Il sociologo e le sirene. La sfida dei metodi qualitativi, Franco Angeli, Milano 1996.
- GLASER Barney - STRAUSS Anselm, The discovery of grounded theory, Aldine, Chicago 1967.
- JENSEN Klaus Bruhn - JANKOWSKY Nicholas W. (eds.), A handbook of qualitive methodologies for mass communication, Routledge, London/New York 2011 (2.a ediz.).
- STRAUSS Anselm- CORBIN Juliet (eds.), Grounded theory in practice, Sage, Thousand Oaks (CA) 1997.
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Note
Come citare questa voce
Berchmans M. Britto , Grounded theory, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (04/12/2024).
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