Periodici cattolici
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Autore: Saverio Gaeta
Secondo i più recenti dati statistici, delle circa diecimila testate registrate sull’Annuario della stampa periodica italiana ben duemila possono essere considerate stampa cattolica in senso più o meno lato. Le tipologie, in relazione ai contenuti e alla periodicità, sono però molto variegate: dal bisettimanale al settimanale, dal quindicinale al mensile, dal bimestrale al plurimensile, a quello che ‘esce quando può’; quanto ai contenuti si va dai mensili di approfondimento ai settimanali per famiglie, ai notiziari diocesani, ecc. Per convenzione, nella stampa periodica (Periodici) non sono compresi i quotidiani (Giornalismo cattolico; Cattolici e mass media).
Nell’Ottocento, dopo alterne vicende, alla linea ‘conciliatorista’ voluta da Pio IX subentrò un atteggiamento più intransigente, chiaramente espresso sin dalle testate dei giornali: Araldo, Guida, Luce, a indicare il radicamento nella verità; Avvenire, Messaggero, Risveglio, per segnalare uno sguardo rivolto al futuro; Amico, Difesa, Voce del popolo, sottintendendo una scelta sociale implicante anche la contrapposizione di classi; Azione, Difesa, Riscossa, con riferimento a un preciso programma di mobilitazione e di scontro.
Nel complesso, i p.c. erano all’epoca circa cinquecento, dei quali un terzo con cadenza settimanale. Alla base di questo gran numero di testate c’era l’idea di un giornalismo popolare, di propaganda e di battaglia, capace di cementare dal basso il mondo cattolico e indirizzato più alle aree rurali che a quelle cittadine.
Con il nuovo secolo e le intese fra cattolici e moderati favorite da Pio X e da Giolitti nacque un giornalismo cattolico culturalmente più raffinato, consapevole di dover uscire dalla frammentarietà e dalla dispersione del periodo precedente. Un audace tentativo di rinnovamento venne avviato nel 1907 da Giovanni Grosoli, che fondò la Società Editrice Romana e nel giro di qualche anno acquistò sette testate, avviando una specie di trust della stampa cattolica immediatamente focalizzato sui quotidiani, ma con l’intento di offrire una linea operativa e ideologica anche ai p.c. nell’obiettivo di diffondere un moderatismo illuminato.
Il progetto però fallì, soprattutto per l’ostilità della Curia Romana che addirittura, nel 1912, fece pubblicare sugli Acta Apostolicae Sedis una ‘Avvertenza’ nella quale tali giornali venivano definiti "non conformi alle direttive pontificie" relative alla lotta contro il modernismo e alla difesa dei diritti della Santa Sede per la ‘questione romana’. Nel 1919 nacque il Partito popolare e la maggior parte della stampa cattolica si allineò sulle sue posizioni, divenendone strumento di sostegno politico ed elettorale.
Con l’avvento del fascismo, per evitare fratture insanabili tra i cattolici, l’episcopato intervenne e pose sotto controllo la gestione e gli indirizzi della stampa cattolica. Nel dopoguerra, le testate sopravvissute o riportate in vita apparivano ancora funzionali allo schema del giornalismo cattolico visto come fiancheggiatore delle espressioni del cattolicesimo organizzato. Il Concilio, e la cultura postconciliare, posero in crisi questo schema, sia sotto il profilo politico (con la fine del collateralismo), sia sotto il profilo ecclesiale (con la nascita di numerose aggregazioni laicali).
Gli ultimi decenni del Novecento ci hanno fatto assistere al consolidamento del fenomeno della stampa cattolica non legata all’ufficialità ecclesiastica, ma sorta da movimenti ecclesiali o da gruppi editoriali religiosi che operano liberamente all’interno della Chiesa: Famiglia cristiana, Il giornalino, Jesus e Vita pastorale dei Paolini; Il messaggero di Sant’Antonio dei Francescani di Padova; Il regno dei Dehoniani di Bologna; La Civiltà Cattolica dei Gesuiti; e poi i p.c. Segno nel mondo (Azione cattolica), Città nuova (Movimento dei Focolari), RnS del Rinnovamento nello Spirito Santo, Studi cattolici (vicina all’Opus Dei), Tracce (Comunione e liberazione), 30 Giorni (anch’esso vicino a Cl).
Inoltre, si sono sviluppate numerose riviste ‘missionarie’ come Alfazeta, Missione oggi, Nigrizia, Popoli, Popoli e missioni e di approfondimento culturale e teologico, quali Aggiornamenti sociali, Communio, Concilium, Credereoggi, Famiglia oggi, Humanitas, La rivista del clero italiano, Letture, Rassegna di teologia, Rocca, Settimana, Vita e pensiero. Senza dimenticare i circa 140 settimanali diocesani, sempre più espressioni della comunità ecclesiale a ogni livello.
Empiricamente si possono individuare cinque modelli della stampa periodica d’ispirazione religiosa, ciascuno connotato da obiettivi specifici:
la stampa d’informazione generale intende fornire notizie e opinioni in un’ottica cristiana, rendendo il lettore partecipe del giudizio storico sul divenire della realtà italiana e internazionale;
la stampa diocesana si propone di formare i lettori, confermandone l’appartenenza alla Chiesa locale e alla comune fede;
la stampa missionaria sollecita un itinerario pedagogico che mira ad allargare gli orizzonti del sentire ecclesiale;
la stampa associativa e parrocchiale dà specifico risalto all’organizzazione interna e alla dimensione pastorale e sacramentale;
la stampa per ragazzi tiene conto dell’aspetto catechetico e della maturazione spirituale dei giovani lettori.
Fra le caratteristiche positive di questi giornali si possono citare la fisionomia territorialmente ‘locale’ e ‘interna’ all’area ecclesiale, che fa del giornalismo cattolico "uno dei maggiori fattori di identità e di continuità del cattolicesimo italiano" (Romanato) e che rende il p.o. un fattore di identificazione con la comunità ecclesiale.
Da ciò possono però derivare i difetti dell’eccessiva ufficialità, dello scarso dibattito, dell’atteggiamento difensivo nei confronti del mondo esterno. Altri limiti riscontrabili sono poi l’insufficiente diffusione nell’area esterna a quella dei praticanti e la scarsa capacità di ‘fare opinione’ anche all’interno dello stesso mondo cattolico.
In diversi convegni e dibattiti su queste tematiche, è stato più volte ribadito che la stampa cattolica, oggi, è afflitta da una serie di ipoteche, di carattere organizzativo ed economico, ma anche di carattere culturale e professionale, che ne rendono difficile e precaria la sopravvivenza. In ogni caso, è opinione comune che il confronto fra passato e presente della stampa cattolica non si è risolto in favore del primo: anzi ha confermato una realtà nettamente aperta a una vera crescita sia quantitativa che qualitativa.
Quattro tuttavia continuano a essere i problemi sul tappeto, che devono costantemente essere tenuti presenti e risolti:
la laicità, ossia la capacità di prendere sul serio la realtà temporale e le sue leggi, abbandonando l’idea della ‘buona stampa’ fine a se stessa o dei giornali come nuova forma di evangelizzazione;
l’ecclesialità, testimoniando attenzione cordiale per tutti e impegnandosi per una purificazione della fede e per approfondire la coscienza di Chiesa;
il dialogo con il mondo, contrastando l’idea della stampa come arma per assicurarsi il consenso, o come mezzo di proselitismo o di devozionalità;
la libertà e responsabilità, superando l’impressione della scarsa capacità di ‘fare opinione’ in quanto strumenti di comunicazione condizionati dai responsabili ecclesiali.
1. Cenni storici
La storia della stampa cattolica mosse i passi iniziali alla metà del Settecento, quando i primi p.c. avevano carattere prevalentemente letterario ed erano essenzialmente interessati a rivendicare il diritto di affermare la presenza cristiana in un contesto sostanzialmente ostile.Nell’Ottocento, dopo alterne vicende, alla linea ‘conciliatorista’ voluta da Pio IX subentrò un atteggiamento più intransigente, chiaramente espresso sin dalle testate dei giornali: Araldo, Guida, Luce, a indicare il radicamento nella verità; Avvenire, Messaggero, Risveglio, per segnalare uno sguardo rivolto al futuro; Amico, Difesa, Voce del popolo, sottintendendo una scelta sociale implicante anche la contrapposizione di classi; Azione, Difesa, Riscossa, con riferimento a un preciso programma di mobilitazione e di scontro.
Nel complesso, i p.c. erano all’epoca circa cinquecento, dei quali un terzo con cadenza settimanale. Alla base di questo gran numero di testate c’era l’idea di un giornalismo popolare, di propaganda e di battaglia, capace di cementare dal basso il mondo cattolico e indirizzato più alle aree rurali che a quelle cittadine.
Con il nuovo secolo e le intese fra cattolici e moderati favorite da Pio X e da Giolitti nacque un giornalismo cattolico culturalmente più raffinato, consapevole di dover uscire dalla frammentarietà e dalla dispersione del periodo precedente. Un audace tentativo di rinnovamento venne avviato nel 1907 da Giovanni Grosoli, che fondò la Società Editrice Romana e nel giro di qualche anno acquistò sette testate, avviando una specie di trust della stampa cattolica immediatamente focalizzato sui quotidiani, ma con l’intento di offrire una linea operativa e ideologica anche ai p.c. nell’obiettivo di diffondere un moderatismo illuminato.
Il progetto però fallì, soprattutto per l’ostilità della Curia Romana che addirittura, nel 1912, fece pubblicare sugli Acta Apostolicae Sedis una ‘Avvertenza’ nella quale tali giornali venivano definiti "non conformi alle direttive pontificie" relative alla lotta contro il modernismo e alla difesa dei diritti della Santa Sede per la ‘questione romana’. Nel 1919 nacque il Partito popolare e la maggior parte della stampa cattolica si allineò sulle sue posizioni, divenendone strumento di sostegno politico ed elettorale.
Con l’avvento del fascismo, per evitare fratture insanabili tra i cattolici, l’episcopato intervenne e pose sotto controllo la gestione e gli indirizzi della stampa cattolica. Nel dopoguerra, le testate sopravvissute o riportate in vita apparivano ancora funzionali allo schema del giornalismo cattolico visto come fiancheggiatore delle espressioni del cattolicesimo organizzato. Il Concilio, e la cultura postconciliare, posero in crisi questo schema, sia sotto il profilo politico (con la fine del collateralismo), sia sotto il profilo ecclesiale (con la nascita di numerose aggregazioni laicali).
Gli ultimi decenni del Novecento ci hanno fatto assistere al consolidamento del fenomeno della stampa cattolica non legata all’ufficialità ecclesiastica, ma sorta da movimenti ecclesiali o da gruppi editoriali religiosi che operano liberamente all’interno della Chiesa: Famiglia cristiana, Il giornalino, Jesus e Vita pastorale dei Paolini; Il messaggero di Sant’Antonio dei Francescani di Padova; Il regno dei Dehoniani di Bologna; La Civiltà Cattolica dei Gesuiti; e poi i p.c. Segno nel mondo (Azione cattolica), Città nuova (Movimento dei Focolari), RnS del Rinnovamento nello Spirito Santo, Studi cattolici (vicina all’Opus Dei), Tracce (Comunione e liberazione), 30 Giorni (anch’esso vicino a Cl).
Inoltre, si sono sviluppate numerose riviste ‘missionarie’ come Alfazeta, Missione oggi, Nigrizia, Popoli, Popoli e missioni e di approfondimento culturale e teologico, quali Aggiornamenti sociali, Communio, Concilium, Credereoggi, Famiglia oggi, Humanitas, La rivista del clero italiano, Letture, Rassegna di teologia, Rocca, Settimana, Vita e pensiero. Senza dimenticare i circa 140 settimanali diocesani, sempre più espressioni della comunità ecclesiale a ogni livello.
2. Attuali modelli e caratteristiche
Nella stampa cattolica si riscontrano diversificate tipologie e modi espressivi, beninteso dentro un’ispirazione di fondo che, almeno come desiderio di fedeltà al Magistero (seppur talvolta secondo personali interpretazioni), le accomuna.Empiricamente si possono individuare cinque modelli della stampa periodica d’ispirazione religiosa, ciascuno connotato da obiettivi specifici:
la stampa d’informazione generale intende fornire notizie e opinioni in un’ottica cristiana, rendendo il lettore partecipe del giudizio storico sul divenire della realtà italiana e internazionale;
la stampa diocesana si propone di formare i lettori, confermandone l’appartenenza alla Chiesa locale e alla comune fede;
la stampa missionaria sollecita un itinerario pedagogico che mira ad allargare gli orizzonti del sentire ecclesiale;
la stampa associativa e parrocchiale dà specifico risalto all’organizzazione interna e alla dimensione pastorale e sacramentale;
la stampa per ragazzi tiene conto dell’aspetto catechetico e della maturazione spirituale dei giovani lettori.
Fra le caratteristiche positive di questi giornali si possono citare la fisionomia territorialmente ‘locale’ e ‘interna’ all’area ecclesiale, che fa del giornalismo cattolico "uno dei maggiori fattori di identità e di continuità del cattolicesimo italiano" (Romanato) e che rende il p.o. un fattore di identificazione con la comunità ecclesiale.
Da ciò possono però derivare i difetti dell’eccessiva ufficialità, dello scarso dibattito, dell’atteggiamento difensivo nei confronti del mondo esterno. Altri limiti riscontrabili sono poi l’insufficiente diffusione nell’area esterna a quella dei praticanti e la scarsa capacità di ‘fare opinione’ anche all’interno dello stesso mondo cattolico.
3. Problemi e prospettive
Nell’attuale "società dell’informazione", anche la Chiesa "trova ragion d’essere e legge di crescita nella comunicazione" (Panteghini). Ogni strumento comunicativo che si ispiri ai valori evangelici deve perciò fare i conti con la constatazione espressa alcuni anni fa dall’allora vescovo di Padova Filippo Franceschi: "Alla chiarezza dei principi e delle finalità non sempre corrisponde una pari incidenza sulla formazione dell’opinione pubblica".In diversi convegni e dibattiti su queste tematiche, è stato più volte ribadito che la stampa cattolica, oggi, è afflitta da una serie di ipoteche, di carattere organizzativo ed economico, ma anche di carattere culturale e professionale, che ne rendono difficile e precaria la sopravvivenza. In ogni caso, è opinione comune che il confronto fra passato e presente della stampa cattolica non si è risolto in favore del primo: anzi ha confermato una realtà nettamente aperta a una vera crescita sia quantitativa che qualitativa.
Quattro tuttavia continuano a essere i problemi sul tappeto, che devono costantemente essere tenuti presenti e risolti:
la laicità, ossia la capacità di prendere sul serio la realtà temporale e le sue leggi, abbandonando l’idea della ‘buona stampa’ fine a se stessa o dei giornali come nuova forma di evangelizzazione;
l’ecclesialità, testimoniando attenzione cordiale per tutti e impegnandosi per una purificazione della fede e per approfondire la coscienza di Chiesa;
il dialogo con il mondo, contrastando l’idea della stampa come arma per assicurarsi il consenso, o come mezzo di proselitismo o di devozionalità;
la libertà e responsabilità, superando l’impressione della scarsa capacità di ‘fare opinione’ in quanto strumenti di comunicazione condizionati dai responsabili ecclesiali.
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Bibliografia
- Stampa cattolica, stampa d'opinione?, Edizioni Messaggero, Padova 1985.
- FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI, Giornali, giornalisti, lettori, FISC, Roma 1986.
- LICATA Glauco, Centoventi anni di giornali cattolici italiani, Pan, Milano 1981.
- MAJO Angelo, La stampa cattolica in Italia. Storia e documentazione, Piemme, Casale Monferrato (AL) 1992.
- PANTEGHINI Giacomo, Quale comunicazione nella Chiesa? Una Chiesa tra ideali di comunione e problemi di comunicazione, EDB, Bologna 1993.
- ZIZOLA Giancarlo, La Chiesa nei media, SEI, Torino 1996.
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Links
- Sezione dedicata alla rivista mensile Humanitas sul sito della editrice Morcelliana
- Sezione dedicata alla rivista mensile Studi Cattolici sul sito delle Edizioni Ares
- Sito della rivista quindicinale Rocca
- Sito ufficiale del mensile Famiglia oggi
- Sito ufficiale del mensile gesuita Popoli
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- Sito ufficiale del mensile Vita pastorale
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Note
Come citare questa voce
Gaeta Saverio , Periodici cattolici, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (09/10/2024).
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