Gag

  • Testo
  • Voci correlate
È un sostantivo inglese che in origine significa bavaglio, anche per via del corrispettivo verbo che letteralmente vuol dire ‘chiudere la bocca a qualcuno’ (con una battuta inattesa). Adottata ben presto dal gergo teatrale, la parola g. indica tanto la trovata geniale e il motto di spirito, quanto l’improvvisazione dell’attore durante uno spettacolo. Da qui la sua duplice natura (verbale o visiva) e il frequente impiego nei generi d’intrattenimento popolare, dapprima teatrali poi cinematografici, dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri.
Questa sortita umoristica o farsesca ha i maggiori referenti nel teatro di varietà e nel cinema comico (in particolare dell’era del muto), dove – non a caso – i grandi interpreti provengono da burlesque, music hall, vaudeville (Chaplin, Keaton, i Marx) o dall’avanspettacolo (Totò). In epoche più recenti, nel cinema di Jerry Lewis, del primo Woody Allen o di Maurizio Nichetti, diventa la parte strutturante della messinscena o della regia medesima: un’invenzione più o meno estemporanea, spesso di breve durata, per sorprendere il pubblico con la risata liberatoria. Quasi tutti i dizionari italiani (fa eccezione, ad esempio, il Palazzi) registrano il termine g. come ‘sostantivo femminile’; il Vocabolario della lingua italiana della Treccani ne segnala l’uso – "raro" – al maschile. Gli studiosi dello spettacolo, peraltro, oggi sembrano preferire quest’ultima forma.

G. M.

Bibliografia

Non c'è bibliografia per questa voce

Documenti

Non ci sono documenti per questa voce
Come citare questa voce
Michelone Guido , Gag, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (29/03/2024).
CC-BY-NC-SA Il testo è disponibile secondo la licenza CC-BY-NC-SA
Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo
574